‘DA RENOIR A TODE’ – DAL 9 FEBBRAIO AL 15 MARZO 2018 / LABORATORI 15-16 E 17-18 MARZO 2018 – MUSEO MIIT
“NUIT D’ETOILES. NOTTE DI STELLE. DA RENOIR A TODE”
La Collezione March – Tode tra le rivoluzioni artistiche del ‘900 e le ‘Danseuses’ di William Tode
DAL 9 FEBBRAIO AL 15 MARZO 2018
INAUGURAZIONE: VENERDI’ 9 FEBBRAIO 2018, DALLE ORE 18.00
LABORATORI COL MAESTRO WILLIAM TODE. Per la serie di incontri “Un giorno al museo: Nuit d’ètoiles. l’arte delle Danseuses e l’arte del sogno: dipingere sentimenti ed emozioni”: 15-16 e 17-18 MARZO dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18. Info e prenotazioni: 011.8129776 – 334.3135903 – info@italiaarte.it
Prende spunto dal titolo di una famosa composizione di Claude Debussy, pianista e compositore francese fra Otto e Novecento, incarnatore dello spirito simbolista musicale e artistico, la mostra-evento che sarà ospitata ad apertura di stagione dal Museo MIIT di Torino e in parte proveniente dal successo dell’estate scorsa a Palazzo delle Arti Beltrani di Trani.
Il Museo MIIT di Torino, la rivista internazionale Italia Arte, la Galleria Folco, in collaborazione con il Palazzo delle Arti Beltrani di Trani e con Partners e Istituzioni culturali e artistiche pubbliche e private presentano la mostra “Nuit d’Etoiles. Notte di Stelle: da Renoir a Tode. La Collezione March tra le rivoluzioni artistiche del ‘900 e le ‘Danseuses’ di William Tode”. La mostra è a cura di Italia Arte – Museo MIIT, Guido Folco, Sandro Costanzi, Emanuel von Lauenstein Massarani.
Dal 9 febbraio al 15 marzo 2018 saranno esposti al pubblico la meravigliosa e lirica serie delle “Danseuses” di William Tode, a cui faranno da cornice immortali capolavori di grandi maestri quali Archypenko, Balla, Bartolini, Boccioni, Bonnard, Borgonzoni, Bugiani, Cantatore, Carrà, Cassinari, Cézanne, Conti, Dalì, De Chirico, De Pisis, Dova, Dufy , Fattori, Fiume, Gordigiani, Gentilini, Greco, Guidi, Guttuso, Lam, Ligabue, Maccari, Manet, Manzù, March, Messina, Migneco, Mirò, Modigliani, Monachesi, Moore, Murer, Picasso, Renoir, Rosai, Severini, Sironi, Soffici, Tamburi, Tode, Treccani, Vespignani, Viani,Warhol e Zancanaro. La mostra, un evento esclusivo e prezioso nel panorama torinese del Museo MIIT, è curata da Guido Folco. William Tode è, a tutti gli effetti, una riscoperta meritoria e imperdibile, a Torino, per incontrare un artista e un personaggio che ha raccolto, nel corso della sua vita piena e dalla infaticabile creatività, l’entusiasmo, la stima e l’amicizia di contemporanei come Picasso, Braque, Severini, Jean Paul Sartre, March, Carrà, Soffici, Guttuso, Henry Moore, Roger Vadim, Brigitte Bardot, Annette Stroiberg, Vittorio de Sica, Luchino Visconti, Giancarlo Sbragia. Opere di Tode sono esposte nei musei più importanti del mondo, tra cui la Galleria d’Arte moderna di Roma, l’Hermitage di San Pietroburgo, il Museo di Stato di Praga, che conserva una sua “Fucilazione dei fratelli Cervi” donata ai dirigenti della Primavera di Praga, il Guggenheim Museum, oltre che nei musei di Stato di Pechino, Shanghai, Sidney e Calcutta.
Ospiti d’onore nel corso della mostra saranno Emanuel von Lauestein Massarani, Ministro della Cultura di San Paolo del Brasile e Conservatore dei Musei di San Paolo e Sandro Costanzi, musicologo e critico d’arte.
Tra i patrocinatori gratuiti della mostra si segnalano il Comune di Trani, Palazzo delle Arti Beltrani di Trani, la Provincia di Barletta e di Andria Trani, il Festival Castel dei Mondi e SpoletoArt Festival, l’Instituto de Recuperação do Patrimônio Histórico no Estado de São Paulo do Brasil, il Museo MIIT di Torino, il Museo MACA di Acri e i partners di Italia Arte (Zhou Brothers Art Center Foundation e Art NXT Level di Chicago, Museo Ugo Guidi, Amici del Museo Ugo Guidi, ICAS New York, Miami River Art Fair, LT Consul, Reale Mutua).
WILLIAM TODE: UN MAESTRO TRA DUE SECOLI.
William Tode nasce il 10 aprile 1938 e sin da piccolo rivela spiccate doti artistiche. A sei anni è avviato allo studio del disegno e a quattordici anni frequenta per un solo biennio le Belle Arti di Modena, sotto la guida del maestro Luigi Spazzapan.
LA FORMAZIONE ROMANA
Nel 1954, appena trasferitosi a Roma con la sua famiglia, Tode perde la madre che aveva solo quarantadue anni.
L’arte e la scuola consoleranno il suo dolore infinito. In quello stesso anno termina i suoi studi artistici alle Belle Arti, frequentando i corsi di affresco del maestro della Scuola romana Alberto Ziveri. Si ritira dalla scuola per ragioni economiche e, privatamente, da solo, si prepara a sostenere gli esami di stato per il diploma. In pochi mesi prepara il programma di cinque anni, presentando una tesi su Michelangelo architetto. Il suo affresco “Il Trionfo della morte”, riscosse l’ammirazione dei commissari artisti Ziveri, Mafai, Martini, Gentilini, Bartoli e Ferrazzi.
LA GIOVINEZZA ALL’ACCADEMIA FRANCESE DI PARIGI E GLI INCONTRI CON ARTISTI E LETTERATI
Ha inizio, così, la sua avventura decisiva all’Accademia Francese, dove entra a soli diciassette anni. A Parigi il giovane artista conosce Giovanni March e diviene suo amico. Grazie a lui comincia a frequentare la stamperia d’arte ‘Le Mercier Charbonnel’, la più grande d’Europa, dove sperimenta tutte le possibilità delle tecniche grafiche e realizza molte pietre litografiche. Accanto a lui lavorano spesso Georges Braque e Gino Severini. Un giorno, è il 16 gennaio 1956, mentre lavora su una maternità, si presenta nella stamperia il suo amico Giovanni March. Con lui c’è il grande Picasso, che prova simpatia per quel giovane artista e lo invita a fargli visita nel suo atelier. Conosce poi Jean Paul Sartre, Bernard Buffet, Roger Vadim, il maestro della nouvelle vague, e ]uliette Greco, alla quale farà un bel ritratto. Sono di questo periodo i ritratti di Mel Ferrer, Brigitte Bardot, Yves Montand, Simone Signoret, Elsa Martinelli e Annette Strojbergh, con cui si lega con intensa amicizia.
L’AMORE PER IL CINEMA, IL TEATRO, LA MUSICA
Tode è letteralmente rapito dalla seduzione cinematografica ed interpreta alcuni film in ruoli drammatici, lavorando con
Vadim, Vittorio De Sica e Luchino Visconti. Per alcune ‘stagioni’ entra nella Compagnia teatrale di Esmeralda Ruspoli e di Giancarlo Sbragia, come scenografo, costumista e attore, interpretando ruoli del repertorio classico greco, nell’anfiteatro della Quercia del Tasso al Gianicolo a Roma e nel Teatro romano di Ostia antica. Lavora nel film Cleopatra, di cui è uno degli scenografi più importanti, e in Il tormento e l’estasi, il film dedicato a Michelangelo, dove l’artista realizza integralmente, a grandezza degli originali, tutti gli affreschi della Cappella Sistina, in un anno e mezzo di lavoro. Con il film I sequestrati di Altoona di Vittorio De Sica, interpretato da Sophia Loren e Maximillian Shell, William Tode, nel 1966, abbandona definitivamente il mondo dello spettacolo e del cinema, rinunciando ad un contratto che l’avrebbe portato a Los Angeles come scenografo e costumista. William Tode è anche appassionato compositore e musicista.
IL RITORNO AL NEOREALISMO PITTORICO
Tra il 1975 e il 1977 realizza uno dei suoi capolavori, la Fucilazione dei patrioti baschi. Apartire dal 1979 il neorealismo di
William Tode, definito da Giulio Carlo Argan ‘neo romantico estetico e psicologico’, entra in crisi. E l’artista torna a recuperare gli stilemi cubofuturisti, iniziando contemporaneamente le ricerche sulle analogie tra musica e colore. A Mantova cura la mostra celebrativa sul bimillenario di Virgilio, con la collaborazione di Ettore Paratore, Carlo Bo e Giulio Carlo Argan. A quella mostra, inaugurata dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, Tode invita il grande scultore Henry Moore e tutti i suoi amici del gruppo neorealista: Renato Guttuso, Tono Zancanaro, Augusto Murer, Giacomo Manzù, Ernesto Treccani, Aldo Borgonzoni e Antonio Ruggiero Giorgi.
L’IMPEGNO PER I BENI CULTURALI: LA SCOPERTA DELLE ULTIME LETTERE DI MICHELANGELO
Invitato dal professore Mario Salmi, direttore generale delle Antichità e Belle Arti, a sostituirlo come reggente soprintendente a Casa Vasari, in Arezzo, William Tode, memore dell’amore per Piero della Francesca, accetta e si trasferisce nella città toscana. A Casa Vasari, frugando negli archivi polverosi ove sono conservate le carte e i manoscritti originali di Giorgio Vasari, rinviene in un plico, mai inventariato e studiato da alcuno, le ultime ventisette lettere che Michelangelo scrisse al suo “amico messer Giorgio”, quando stava lavorando alla Pietà Rondanini e le consegna al professor Mario Salmi.
TESTI CRITICI
“Nuit d’étoiles. Notte di stelle. Da Renoir a Tode” è quasi l’espressione di un desiderio, insondabile come il mistero della bellezza che alberga nei nostri cuori: la speranza che da sempre poeti, musicisti, pittori hanno perseguito con passione nell’afflato creativo da cui sono nate opere immortali. La notte di stelle di cui parliamo non è quindi soltanto una parata di maestri inarrivabili della storia dell’arte, da Renoir a Manet, da Picasso a Cézanne, di cui la mostra fornisce ampia, articolata, preziosa testimonianza, ma la raffigurazione di uno stato d’animo comune al sogno, all’illusione, alla spiritualità insita negli esiti artistici degli autori in mostra. La serie delle ‘Danseuses’ di William Tode altro non è, infatti, che un percorso intimamente vissuto dall’artista nel corso di un’intera esistenza, tanto da rappresentarne le pulsioni più audaci o le più liriche aspirazioni. Sono esseri immersi nella luce, danzatrici lievi dello spirito, impalpabili come l’aria rarefatta della fantasia. ‘Io chiudo gli occhi per poter vedere’, diceva Paul Gauguin e nell’infinito rincorrersi del segno sulla tela, nel vortice sensuale del colore così potente e vibrante nei lavori di William Tode, si svela appunto questa magia, la possibilità di trascendere la realtà per arrivare alla verità, all’essenza del mondo. Le sue Danseuses sono visionarie metamorfosi del vero, immaginate e osservate con l’occhio della fantasia, mosse dall’energia della musica. Le campiture cromatiche seguono un ritmo andante, rapido, veloce, vivacissimo oppure grave e lento, a seconda dell’enfasi narrativa che l’artista vuole imprimere all’opera, che diventa icona contemporanea attraverso cui tendere all’eternità. L’immaterialità dei corpi sinuosi, la scomposizione in frammenti sovrapposti in trasparenze strutturali, sono elementi antichi e archetipici, che ci riportano al simbolismo gotico delle vetrate, alla sacralità dei mosaici paleocristiani, all’alfabeto pittorico delle miniature dorate, in cui l’immagine assume valenza trascendente, al di là della forma e dello spazio. Non esiste più, infatti, un luogo reale per la danza di queste ballerine del pensiero, del genio, ma è il palcoscenico infinito dell’anima dell’artista ad ospitarne i passi leggeri. Intendiamoci, questo non significa affatto anarchia compositiva, bensì il contrario, universalità rigorosa di una melodia cromatica e tonale scandita dal segno rapido e istintivo. William Tode, pittore, scultore, poeta, letterato, ma anche compositore e musicista, conosce a fondo le regole dell’armonia, le consonanze e dissonanze che creano equilibrio e nei cromatismi caldi e freddi elabora un linguaggio fluido, percorso da segni e geometrie monumentali. Il cubo-futurismo che l’ha reso famoso nel mondo ha destrutturato la forma, fino al disfacimento della prospettiva e del vero, per dare spazio al dinamismo mentale e gestuale di un movimento colto nell’attimo di massima tensione. Gli omaggi a Chopin e a Liszt, ai ballerini di tango e a Joséphine Baker, alla Rapsodia in Blu e alla Carmen rappresentano esiti altissimi della visione immaginifica di Tode, che scava nell’intimità dello spirito per raccontare anche se stesso. La lezione dei grandi maestri dell’arte moderna e contemporanea, con cui ha condiviso più di una stagione creativa fino ai giorni nostri con immutata passione, emerge così potentemente e nel ciclo completo delle Danseuses, presentate in anteprima mondiale al MIIT, si può cogliere una continuità e contiguità dialettica con le ricerche condotte nel corso del Novecento, sublimate da Tode nel suo linguaggio unico per energia cromatica e vibrazione tonale. La Nuit d’étoiles si colora così di presenze oniriche, leggere come una sinfonia e l’artista ce ne dona l’anima, rendendoci vivi e partecipi della sua emozione perché, come diceva Shakespeare, siamo della materia di cui sono fatti i sogni.
Alla serie eccezionale delle ‘Danseuses’ fanno da cornice all’evento alcuni dei capolavori della Collezione March-Tode, che raccontano le evoluzioni socio-politiche e artistiche di due secoli a cavallo tra le rivoluzioni più importanti della pittura e dell’arte moderna, tra Otto e Novecento, fino ai giorni nostri e alla stagione contemporanea. Dall’esoterismo dei Nabis e dagli esiti rarefatti di Pierre Bonnard all’Impressionismo di Renoir e Manet, fino alla lezione rinnovatrice di Cézanne, al Cubismo di Picasso e Braque, per arrivare al Realismo di un grande amico, quale fu per Tode, Renato Guttuso, passando per le visioni metafisiche di De Chirico, il Futurismo di Balla e Boccioni, la stagione astratto-informale personalissima di Spazzapan, di cui Tode fu giovane e promettentissimo allievo, tanto da indurre il maestro di Gradisca d’Isonzo a convincerlo a lasciare l’Italia e gli sterili ambienti accademici per approdare all’internazionale e pulsante Parigi, dove avrebbe potuto finalmente esprimere liberamente il suo genio.
Una raccolta che denota il gusto collezionistico di March, quindi, ma anche la lungimirante e rispettosa passione di William Tode per l’unicità indissolubile di un ricordo, di una memoria che tale collezione rappresenta nei confronti di un amico scomparso. L’averla mantenuta integra e intatta, protetta e amata, arricchita e completata per restituircela oggi nel suo fulgore storico-artistico è, per ogni appassionato e studioso, gioia infinita, possibilità di addentrarsi nelle pieghe dell’anima di un maestro quale William Tode attraverso le opere immortali degli artisti-amici da lui più amati, da Gino Severini a Jean Paul Sartre, da Carlo Carrà ad Ardengo Soffici, e poi ancora Borgonzoni, Bugiani, Cantatore, Cassinari, Conti, Dalì, De Pisis, Dova, Dufy , Fattori, Fiume, Gordigiani, Gentilini, Greco, Guidi,, Lam, Ligabue, Maccari, Manzù, Messina, Migneco, Mirò, Modigliani, Monachesi, Murer, Rosai, Sironi, Soffici, Tamburi, Treccani, Vespignani, Viani, Warhol e Zancanaro, fino a Henry Moore, Roger Vadim, Brigitte Bardot, Annette Stroiberg, Vittorio de Sica, Luchino Visconti, Giancarlo Sbragia, in un percorso di vita e di arte tra pittura, teatro, musica, letteratura che ha visto Tode protagonista indiscusso e sensibile cantore della bellezza, dell’amicizia, di quel fraterno legame che unisce indissolubilmente arte e storia.
Ospiti d’onore, nel corso della mostra, saranno Emanuel von Lauenstein Massarani, Ministro della Cultura di San Paolo del Brasile e Conservatore dei Musei di San Paolo, Elvira D’Amicone e Luigi Vigna, egittologa, restauratore e studiosi di fama mondiale, Sandro Costanzi, musicologo e critico d’arte che, unitamente a tutti gli altri partners del progetto, desidero ringraziare per la preziosa testimonianza e fattiva collaborazione, certo che tale inscindibile legame tra l’artista e uomo William Tode e i protagonisti dell’arte e della cultura moderna e contemporanea avranno ancora in futuro ulteriori e prestigiosi palcoscenici per affascinare e suscitare afflati di alta poesia e meraviglia.
Guido Folco
BIOGRAFIA COMPLETA DI WILLIAM TODE
Tode nasce il 10 aprile 1938, e sin da piccolo rivela spiccate doti artistiche. A tre anni riceve in dono una scatola di acquerelli e pastelli dal dottor Antonio Soldi, medico di famiglia ed amico del padre Prospero, che ne intuisce il talento disegnativo, e gli insegnerà lui, ex ciclista muratore e pittore dilettante, i primi rudimenti stilistici. A sei anni è avviato allo studio del disegno, della pittura e della scultura dal professore Edoardo Neri e poi da sua figlia Iris presso la locale scuola serale ‘Arte e Lavoro’, alla quale è iscritto fuori quota a causa della giovanissima età. A quattordici anni frequenta per un solo biennio le Belle Arti di Modena, sotto la guida del maestro Luigi Spazzapan, uno dei maggiori protagonisti dell’espressionismo astratto italiano. Il giovane Tode scopre la pittura francese degli impressionisti, ma sono soprattutto Cézanne, Gauguin e Van Gogh a incantarlo con i loro colori e le loro forme.
LA FORMAZIONE ROMANA
Nel 1954, appena trasferitosi a Roma con la sua famiglia, Tode perde la madre che aveva solo quarantadue anni. L’arte e la scuola consoleranno il suo dolore infinito. In quello stesso anno termina i suoi studi artistici alle Belle Arti, frequentando i corsi di affresco del maestro della Scuola romana Alberto Ziveri, per un solo anno, per ragioni economiche. Si ritira dalla scuola e, privatamente, da solo, si prepara a sostenere da esterno gli esami di stato per il diploma. In pochi mesi di intenso studio prepara il programma di cinque anni, presentando una tesi di storia dell’arte su Michelangelo architetto. E consegue il sospirato diploma in pittura murale eseguendo in buon affresco e a giornate, nell’aula magna dell’istituto, Il Trionfo della morte, un vasto affresco monocromatico a terra verde in omaggio a Luca Signorelli, che riscosse il plauso e l’ammirazione dei commissari artisti Ziveri, Mafai, Martini, Gentilini, Bartoli e Ferrazzi. L’appassionato studio di Piero della Francesca, di Masaccio, di Luca Signorelli e di Michelangelo, saranno per il giovane artista una fonte inesauribile e di decisiva importanza per la sua futura evoluzione estetica e di carriera, e di ‘frescante’. I metodi didattici dell’Accademia delle Belle Arti in via Ripetta, a Roma, gli vanno stretti, incompatibili con il suo spirito ribelle. Rompe duramente con il docente Franco Gentilini, e viene espulso da tutte le accademie italiane. Insieme ad un suo amico, decide allora di andare in Francia, a Parigi.
LA GIOVINEZZA ALL’ACCADEMIA FRANCESE DI PARIGI E GLI INCONTRI CON ARTISTI E LETTERATI DEL TEMPO: DA PICASSO A BRAQUE, DA BRIGITTE BARDOT A YVES MONTAND, DA DE SICA A VISCONTI
Ha inizio, così, la sua avventura decisiva all’Accademia Francese, dove entra a soli diciassette anni dopo aver superato lo scoglio degli esami d’ammissione, eseguendo dinanzi ai commissari, in poco più di tre ore, un vasto cartone di nudi, creato a memoria. A Parigi il giovane artista conosce Giovanni March, e diviene suo amico. Grazie a lui comincia a frequentare la stamperia d’arte ‘Le Mercier Charbonnel’, la più grande d’Europa, dove sperimenta tutte le possibilità delle tecniche grafiche, e realizza molte pietre litografiche. Accanto a lui lavorano spesso Georges Braque e Gino Severini. Un giorno, è il 16 gennaio 1956, mentre lavora su una maternità, si presenta nella stamperia il suo amico Giovanni March. Con lui c’è il grande Picasso. Che prova simpatia per quel giovane artista. E lo invita a fargli visita nel suo atelier. Conosce poi Jean Paul Sartre, Bernard Buffet, Roger Vadim, il maestro della nouvelle vague, e ]uliette Greco, alla quale farà un bel ritratto. Con l’amicizia di Roger Vadim, William Tode approderà a nuove esperienze. Il regista francese, infatti, lo invita a vivere la stagione del cinema, facendolo partecipare come attore e scenografo al film Le Sang et la rose. Sono di questo periodo i ritratti di Mel Ferrer, Brigitte Bardot, Yves Montand, Simone Signoret, Elsa Martinelli e Annette Strojbergh, con la quale l’artista si lega con un’intensa e appassionata amicizia.
L’AMORE PER IL CINEMA EIL TEATRO
Tode è letteralmente rapito dalla seduzione cinematografica ed interpreta alcuni film in ruoli drammatici, lavorando con Vadim, Vittorio De Sica e Luchino Visconti. Per alcune ‘stagioni’ entra nella Compagnia teatrale di Esmeralda Ruspoli e di Giancarlo Sbragia, come scenografo, costumista e attore, interpretando ruoli del repertorio classico greco, nell’anfiteatro della Quercia del Tasso al Gianicolo a Roma, e nel Teatro romano di Ostia antica. Lavora nel film Cleopatra, di cui è uno degli scenografi più importanti, e in Desiderio e l’estasi, il film dedicato a Michelangelo, dove l’artista realizza integralmente, a grandezza degli originali, tutti gli affreschi della Cappella Sistina, in un anno e mezzo di lavoro. Con il film I sequestrati di Altoona di Vittorio De Sica, interpretato da Sophia Loren e Maximillian Shell, William Tode, nel 1966, abbandona definitivamente il mondo dello spettacolo e del cinema, rinunciando ad un contratto che l’avrebbe portato a Los Angeles come scenografo e costumista.
IL RITORNO AL NEOREALISMO PITTORICO
La vocazione e l’amore per l’arte e per la musica, lo riporteranno nel mondo del colore, tra i suoi amici e compagni, che del resto non aveva mai abbandonato, non avendo mai smesso di fare arte e di partecipare attivamente alla vita culturale del neorealismo italiano. Tra il 1975 e il 1977 realizza uno dei suoi capolavori, la Fucilazione dei patrioti baschi, un olio su tela di grandi dimensioni, tre metri e ottanta per due e settanta. A partire dal 1979 il neorealismo di William Tode, definito da Giulio Carlo Argan ‘neo romantico estetico e psicologico’, entra in crisi. E l’artista torna a recuperare gli stilemi cubofuturisti, iniziando contemporaneamente le ricerche sulle analogie tra musica e colore. Nasce allora il ciclo del Tristano, cento dipinti ad olio ed encausto, quasi tutti di medie e grandi dimensioni. Nel 1980 ha l’incarico dagli amministratori di Mantova di curare la mostra celebrativa sul bimillenario di Virgilio, con la collaborazione di Ettore Paratore, Carlo Bo e Giulio Carlo Argan. A quella mostra, inaugurata dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, William Tode invita il grande scultore Henry Moore e tutti i suoi amici del gruppo neorealista: Renato Guttuso, Tono Zancanaro, Augusto Murer, Giacomo Manzù, Ernesto Treccani, Aldo Borgonzoni e Antonio Ruggiero Giorgi.
LE OPERE MONUMENTALI
La grande lezione della pittura murale italiana, quella ellenistica pompeiana e quella rinascimentale, hanno portato Tode a cimentarsi in imprese pittoriche di vaste dimensioni. Tra il 1963 e il 1965, realizza un vastissimo complesso pittorico di affreschi nella sede della società Plasmon, a Roma: oltre 1500 metri quadrati di pitture, che sviluppano il tema del Mito dell’uomo. Realizza inoltre un lavoro scultorio, in terracotta, di quarantaquattro pannelli di altorilievi che raffigurano l’evoluzione della civiltà umana, dalla genesi alla civiltà moderna, che si trova in una collezione privata di Roma. A Firenze, nella chiesa romanica di San Michele a San Salvi, in tre anni di lavoro, dal 1967 al 1970, l’artista realizza una tela che raffigura la Natività, e una splendida Crocifissione di oltre sessanta metri quadrati, rimasta purtroppo incompiuta per le incomprensioni e i veti del cardinale Florit. William Tode ha realizzato diversi monumenti plastici alla resistenza. In bronzo, è il bassorilievo raffigurante la Civiltà contadina, divenuta ormai il ‘Premio Marcora’, come pure il suo Virgilio, un statua che viene assegnata ai Cavalieri del lavoro. In quasi dieci anni di lavoro l’artista crea nella sua Villa ‘Il Parnaso’ un vasto ciclo di affreschi in vari saloni. Tra di essi spicca l’appassionato Omaggio al mondo della musica, realizzato nella volta dell’auditorium, oltre centoventi metri quadrati, realizzati dal 1977 al 1987, con un centinaio di figure e nudi che rappresentano simbolicamente i momenti salienti di musiche di autori che sono particolarmente cari e congeniali alla personalità tardo romantica del maestro. Marie Angèle Thomas, pianista italo belga, per l’inaugurazione del ciclo degli affreschi esegue magistralmente, in prima assoluta, il poema di Tode Desdemona e Otello.
CERAMICA ED AFFRESCHI
Nel frattempo l’artista si dedica anche alla ceramica. Per la quale, a partire dal 1980, elabora e sperimenta nuove tecnologie. Come nel suo affresco ceramico, ad esempio, che gli permette di creare vasti pannelli decorativi che segnano una fase evolutiva della ceramica a ‘terzo fuoco’ per il mondo dell’industria delle mattonelle. Nel 1989 e nel 1990 è invitato, unico artista contemporaneo, al ‘Cer Saie’ di Bologna. Mostre dei suoi manufatti ceramici sono state allestite a Barcellona, Francoforte, Chicago, Los Angeles, Miami, New York, Tokio e Sidney. Per cinque anni, dal 1990 al 1995, William Tode lavora alla realizzazione degli affreschi nel Palazzo rinascimentale Ginanneschi, sede del municipio di Castel Del Piano, nell’Amiata, dove ha anche progettato e diretto i restauri architettonici del complesso monumentale, realizzando il Museo archeologico e lo splendido Salone polivalente negli ex locali delle carrozze. Tode realizza inoltre gli affreschi per l’assessorato alla Pubblica istruzione del comune di Mantova, nell’ex sede dell’Opera nazionale maternità e infanzia. Sono trecento metri quadrati di pittura, che illustrano temi che vanno dalla genesi alla resistenza, ai lager nazisti, al mondo delle favole e della natura. Altri cicli di importanti affreschi si trovano in palazzi pubblici e privati e in chiese a Benevento, Monte Rosso Calabro, Modena, Catania, e nel comune di Zocca, in provincia di Modena. I più recenti sono stati realizzati nell’estate del 1998 nel campo dei terremotati a Scopoli, vicino Foligno, dove l’artista ha creato una Crocifissione e una originalissima Annunciazione, giocando sul significato simbolistico dei colori e degli stati d’animo dei personaggi. Durante l’estate del 1999 ha creato nella chiesa di Santa Maria in Piancastagnaio, in provincia di Siena, una Crocifissione su un ‘cartone nuovo’ di 80 metri quadri, in cui il martirio di Cristo è inserito nei cicli narrativi della sua vita, come l’Annunciazione e la Trasfigurazione.
IL NUOVO MILLENNIO
Sempre nel 1999, per celebrare il Giubileo 2000, William Tode ha creato la mostra Legenda maior, vita e opere di Santa Caterina da Siena, una mostra itinerante che ha toccato i centri storici più importanti della via Francigena, la via che conduceva i pellegrini a Roma durante il Giubileo. Dal 2000 ad oggi il maestro ha lavorato in maniera instancabile. Ed ha realizzato opere meravigliose con i suoi straordinari colori ad encausto, che sono state esposte nelle ultime grandi mostre. Dal 2007 al 2013 il maestro riprende a scolpire il marmo di Carrara e modella imponenti statue di “Prigioni”, cubo futuriste, e moltissimi bronzi. Realizza gli studi completi per il “monumento alla Pace Universale”, un complesso monumentale di oltre m.60 di diametro, composto di 14 statue di m.3,50 in bronzo, circondati dalle rovine architettoniche di secoli di guerre, testimonianza delle diverse civiltà dell’uomo. Per il governo Federale Tedesco, ha cominciato a realizzare gli studi di un vastissimo monumento plastico che celebrerà l’unita della Germania, una planimetria circolare di oltre 120 metri di diametro, con le statue in bronzo di metri 3,50, simbolo di tutte le Regioni Federali, e al centro la simbologia dell’unità nazionale, dopo le immani rovine di guerra, un complesso bronzeo alto ben 17 metri di altezza.
IL COMPOSITORE E MUSICISTA
In gioventù William Tode ha seguito studi musicali di composizione con prestigiosi maestri come Felice Lattuada e Olivier Messiaen, con il quale ha approfondito e affinato la tecnica compositiva durante il suo soggiorno parigino negli anni 1955-57, mentre in pittura e grafica elaborava il suo cubofuturismo. In musica la sua natura passionale lo ha portato a meditare sul mondo tardo romantico che gli è affine, studiando con infinito amore le musiche di Richard Wagner, Franz Liszt, Ferruccio Busoni, Richard Strauss e Arnold Schoenberg, e, soprattutto, la complessa orchestrazione di Gustav Malher, che da sempre lo ha sedotto. La sua personalità di musicista si è andata plasmando anche con l’apporto della cultura francese, in modo determinante con l’acquisizione del melodismo lirico di Gabriel Faurè e Cesar Franc, ed ha saputo concepire una complessa ed articolata notazione pianistica che, pur legata alla tradizione, si è fatta più libera, avendo superato il condizionamento delle ‘battute’ e delle ‘misure’, come pure l’abbandono della ‘tonalità di chiave’. William Tode è considerato dalla critica musicale l’ultimo erede del sinfonismo pianistico di Listz, per la monumentalità dei suoi Poemi epici per pianoforte di cui ha già dato 27 composizioni, sette Notturni, n. 7 op. 97 (1994), 26 Preludi, op. 102 (1994), 8 composizioni liederistiche per voce e pianoforte, op. 107 (1994), Chimera, composizioni strumentali come il suo ultimo duo per violoncello e pianoforte Dialogo a due op. 130 (1997), e il trio per sax – pianoforte e violoncello Lo spirito della fratellanza universale op. 128 (1997), ed il poema per orchestra d’archi – flauto solista e pianoforte Magica notte op. 122 (1997), e per la grande orchestra la sua prima sinfonia La sorgente incantata op. 110 (1993-95) dedicata al direttore d’orchestra Antoine De Bavier, suo amico, e parecchie composizioni per chitarra solista. Le sue ultime fatiche creative sono le Pagine intime, una Serenata nostalgica op. 128 (1998) per due pianoforti, e una Fantasia per violino e pianoforte op. 132 (1998-99). Espressivi sono considerati dalla critica i suoi Murales, quadri e memorie di una vita d’artista, op. 118 (1996), un poema per pianoforte articolato in sedici ‘quadri’, dall’infanzia alla morte dell’adorata madre avvenuta nel 1954; una scrittura ardua, un elaboratissimo contrappunto su linee melodiche raffinate di grande intensità drammatica e passionale: forse il suo capolavoro, insieme a Llanto por Ignacio Sànchez Mejìas op. 79, il suo omaggio al grande poeta spagnolo Garcia Lorca. Con la Sonata n. 1 sul nome B.a.c.h. per pianoforte, op. 133 (2002), il maestro raggiunge un limite espressivo assai originale nel suo fraseggio musicale, articolando questa sonata in 8 movimenti più 4 sottomovimenti modulanti, che ne fanno, di fatto, una monumentale composizione briosa fermentante una gioiosa dimensione esistenziale, in un ricco sviluppo armonico che esalta le caratteristiche di un’intensa solarità. Per alcuni anni la composizione musicale resta un miraggio, per gli impegni pittorici , la scultura e la letteratura, per le grandi “ antologiche” che lo hanno preso totalmente, per le sculture in marmo e in bronzo realizzate sino a tutto il 2013. E nel 2010 torna alla composizione musicale creando tre superbi “Poemi sinfonici per organo “ di vaste dimensioni: il “ Prometeo” Op. 136 di quasi un’ora, la “Preghiera per un artista” Op.137 e la “Marcia funebre per il mio Tristano”, Op.138, anch’essa di notevole durata, quasi un’ora e mezza di grande musica drammatica e nostalgica. Il 20 dicembre 2011 il M.° Jri Lecian, cecoslovacco, uno dei massimi organisti contemporanei, ha interpretato al grande organo Walcker-Tamburini, in prima mondiale il Poema per organo “Prometeus” Op. 136 e una “Preghiera per un artista” Op 137 del M° William Tode presso l’Auditorium dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. Il 2012 è un anno prolifico, nascono le composizioni per Pianoforte Op.151 e per Pianoforte e violino Op. 155 e l’Op. 156; e per Violino solo l’Op. 149, la Sonata in Re Min. l’Appassionata; Op.150, Fantasia in Do Min.il Notturno N.1, Op.158, il Notturno N.2 Op.159, Meditazione quasi Fantasia; tutte queste composizioni sono state eseguite in prima assoluta mondiale dal celebre Maestro, il violinista Marco Fornaciari, a cui sono state dedicate. Il Maestro William Tode ha composto numerose composizioni per chitarra solista: l’Op.119, N.1 e N.2; l’Op, 120 N.1 e N.2,N.3,N.4; l’Op.142, l’Op.146, l’Op.147, l’Op.154, tutte create nel 2012; la Sinfonia Concertante per Sestetto d’ Archi, e Chitarra e Pianoforte, l’Op.138 ( 2012).
L’IMPEGNO PER I BENI CULTURALI: LA SCOPERTA DELLE ULTIME LETTERE DI MICHELANGELO
Invitato dal professore Mario Salmi, direttore generale delle Antichità e Belle Arti, a sostituirlo come reggente soprintendente a Casa Vasari, in Arezzo, William Tode, memore dell’amore per Piero della Francesca, accetta e si trasferisce nella città toscana, dove inizia una nuova esperienza culturale, che segnerà definitivamente la sua vita artistica. L’architettura monumentale diviene la costante del suo lavoro creativo, e dedica il meglio di sé per progettare e edificare il Museo del suo ‘amico Piero’ nel plesso architettonico del Palazzo Pretorio e dell’Arco della Pesa Medievale di San Sepolcro, in provincia di Arezzo, in soli dieci mesi di intensi studi grafici, rilievi e restauro. Nello stesso tempo però l’artista si batte ostinatamente con i dirigenti dell’Istituto centrale per il restauro di Roma, per salvare dal degrado la splendida Madonna di Monterchi di Piero della Francesca. A Casa Vasari, frugando negli archivi polverosi ove sono conservate le carte e i manoscritti originali di Giorgio Vasari, Tode rinviene in un plico, mai inventariato e studiato da alcuno, le ultime ventisette lettere che Michelangelo Buonarroti scrisse al suo “amico messer Giorgio”, nel periodo in cui stava lavorando al suo testamento artistico, la Pietà Rondanini. Quelle lettere sono di una importanza assoluta, poiché ci rivelano la condizione umana e morale del vecchio Michelangelo, ammalato e solo, abbandonato da tutti, dai parenti e dagli allievi. Tode ritiene doveroso portarle a conoscenza di tutti, consegnandole nelle mani del professor Mario Salmi.La spiccata personalità di William Tode è fuori di tutti gli schemi. Troppo individualista, l’artista non si lascia condizionare dai ruoli gerarchici dei vari soprintendenti. Così, per ‘promuoverlo’, lo trasferiscono al centro, a Firenze. Prima a Palazzo Pitti, ed infine, per interessamento del professore Nello Bemporad, agli Uffizi, con le mansioni di capo ufficio studi. L’emergenza alluvione di Firenze, lo vede in prima fila per la salvaguardia di un patrimonio unico ed irripetibile. Gli sono affidati i lavori per il progetto di restauro di ville medicee, come quella di Cerreto Guidi, ed esegue disegni architettonici come se fossero dei cartoni per affreschi. Lavorando ancora una volta per il suo Michelangelo nel restauro delle Tombe Medicee, gravemente danneggiate dall’alluvione, mentre esegue dei saggi nel pavimento marmoreo, Tode rinviene una scala segreta, murata. E riporta alla luce alcuni eccezionali disegni murali, realizzati a carbonella da Michelangelo: sono studi per sculture, schizzi di teste, ipotesi di figure per le tombe, di cui nessuno aveva mai avuto conoscenza. William Tode si prodigò per poter ascrivere ed attribuire a Michelangelo la paternità di quegli schizzi; gli ‘specialisti’ ritenevano, invece, che fossero opere di un manierista, forse del Giambologna. Sono trascorsi quarant’anni ormai. E finalmente la critica più avveduta ha consegnato a Michelangelo la paternità assoluta di quei disegni murali. I restauri architettonici di Santa Maria del Fiore, dopo l’alluvione, hanno rivelato agli studiosi la realtà di Santa Reparata, la piccola basilica romanica edificata sulle rovine di un tempio pagano, che Arnolfo di Cambio aveva letteralmente seppellito sotto la pavimentazione della sua immensa cattedrale. Indagando tra le rovine e i reperti ammassati, Tode riporta alla luce la tomba di Filippo Brunelleschi, un modesto sarcofago di pietra arenaria, su cui è incisa questa iscrizione: “Hic corpus est probo viri…”
Nei pressi delle fondazioni del Campanile di Giotto, Tode ritrova altri sarcofagi, anonimi. In uno di essi, nonostante non ci sia alcuna iscrizione, intuisce che possono esserci le spoglie di Giotto. Studi successivi confermano la sua intuizione: quelle spoglie, molto probabilmente, appartengono a Giotto. Prima di lasciare la sua amatissima Firenze, per un ulteriore incarico, Tode elabora, insieme ad altri due suoi colleghi architetti, il progetto Grandi Uffizi, allo scopo di ripristinare l’antico camminamento attraverso il ‘corridoio vasariano’, Ponte Vecchio, per giungere così, senza uscire dalla dimensione museale, direttamente ai Musei di Palazzo Pitti. Il progetto viene presentato con l’allestimento di una mostra presso l’Accademia del Disegno in Piazza San Marco, inaugurata dal ministro Giovanni Spadolini, responsabile del neonato ministero dei Beni culturali. Solo a distanza di venticinque anni dalla presentazione di quel progetto, allo scadere del secondo millennio, prenderà il via la fase esecutiva dei lavori. Nel 1975 una ‘gratifica’ lo porta a Mantova, nel Palazzo Ducale, per curare il male oscuro della Camera degli Sposi, insigne capolavoro di Andrea Mantegna, degradato dall’umidità capillare che lo sta lentamente portando all’oblio. I finanziamenti per il ripristino del complesso, però, vengono tagliati. E l’artista riesce a completare solo il recupero degli Studioli di Isabella d’Este, insieme all’altro gioiello, il cosiddetto appartamento dei Nani, dove di sua stessa mano esegue il recupero degli stucchi romani, che gli operai e gli addetti ai lavori non sanno eseguire, ignorandone la tecnica. La sua tenacia, e l’amore smodato per l’arte, lo vedono impegnato in un nuovo ed estenuante lavoro di restauro dell’intera Reggia gonzaghesca. Nascono così i suoi lucidi, le planimetrie, i prospetti, le sezioni, le ricostruzioni virtuali di ciò che è andato distrutto nelle complesse vicende storiche che hanno interessato la corte dei Gonzaga per oltre tre secoli. Deluso e amareggiato per la totale indifferenza di tutto quanto lo circonda, decide di abbandonare, definitivamente, ogni incarico del ministero dei Beni culturali, e si dimette. Il Maestro si trasferisce in Svizzera dove gli viene assegnata per “ Chiara Fama”, la cattedra di pittura affresco presso l’Accademia di Belle Arti di Zurigo, dove rimane per diversi anni. Dopo quasi 40 anni di ricerche artistiche, dalle prime opere realizzate a Roma nel 1960, con una sua particolare tecnica ad ENCAUSTO, il maestro alla fine del 1999, finalmente riesce a mettere a punto le formule chimiche, e crea i meravigliosi colori ad encausto, che portano il suo nome e che sono stati brevettati, 36 brevetti internazionali, che hanno rivoluzionato la tecnica dei colori a cera.
LE MOSTRE E I MUSEI
E’ difficile enumerare le personali e le collettive a cui ha partecipato William Tode. Lo fanno i cataloghi, le recensioni critiche dei quotidiani, e i servizi speciali delle riviste specializzate, come il Bolaffi della grafica e della pittura 1970-1973, ad esempio. Possiamo solo ricordare le sue oltre cento personali, allestite sia in Italia che all’estero. Le opere di William Tode sono presenti nei Musei più importanti del mondo, tra le quali ricordiamo: la Galleria d’Arte Moderna di Roma, Palazzo Braschi, Hermitage a San Pietroburgo, Museo Pusckjn e Museo Tetriakov di Mosca, Museo di Kiev, Norodnj Galery di Praga, Museo di Stato di Praga, ove è conservato il suo grande quadro Fucilazione dei Fratelli Cervi dipinto a soli sedici anni e donato dal Partito comunista italiano ai dirigenti della ‘Primavera di Praga’, Galleria McKormick di Chicago e a New York, Museo della Ceramica, The Salomon R. Guggenheim Museum, Museo Kunsthalle di Amburgo, Museum of Art di Filadelfia, Musée National d’Art Moderne di Parigi, al Kunstmuseum di Basilea, Museum of Fine Arts di Houston. Oltre trecento opere grafiche sono conservate nei Musei di Stato della Repubblica Popolare di Cina, a Pechino, Nanchino, Schanghaj. Altre opere sono collocate in collezioni private di Sidney, Calcutta, Museo di Stato di Sofia, Museo del Popolo di Bucarest e a Costanza, sempre in Romania. Le ultime mostre antolologiche sono state allestite presso la Pinacoteca d’ Arte Moderna di Arezzo – 1 ottobre – 6 novembre 2005, a cura del Direttore prof. Giovanni Faccenda; Antologica di opere francesi e cubofuturismo presso la Pinacoteca di Corte a Formia, a cura del Prof. Sabino Vona, 30 aprile – 24 maggio 2006. Antologica di opere del periodo Neorealista, Cubismo- periodo francese – Cubofuturismo, Palazzo dei Principi Caetani a Cisterna, a cura del prof. Sabino Vona. Antologica con oltre 300 opere di pittura , scultura, grafica, al Spoleto Festivalart nel 20012, a cura del Prof. Sandro Costanzi. Antologica presso la cattedrale di Bari, nel settembre del 2013, opere del Neorealismo, Cubismo e Cubofuturismo di pittura scultura e grafica, a cura del Prof. Sandro Costanzi. Nel 2013 Antologica presso il Museo Gonzaga nel castello di Novellara, a cura del Prof. Umberto Nobili. Ottobre del 2014 Mostra Personale di opere del periodo francese e cubofuturista presso la Fondazione del Palazzo Magnani di Reggio Emilia, a cura del Prof. Sandro Costanzi, e a Castellarano (R.E), antologica allestita presso la Pinacoteca Municipale “ La Rocchetta” – Novembre – Dicembre 2014, a cura del Prof. Sandro Costanzi.
L’ATTIVITA’ LETTERARIA
William Tode ha scritto numerosi saggi di critica d’arte e di musica. Si ricordano, tra gli altri, i seguenti volumi: Storia universale dell’affresco (1998); Patologia psichica del colore e le sue analogie con la musica (1999); una monografia su Stefano Gobatti, musicista (2001) e il rarissimo e importante volume, tradotto in cinque lingue, Enkaustos, la pittura ad encausto (2007). Le monografie degli artisti: “La pittura musicalista2 di Osvaldo Trombini, (2000), “Il neocubismo di Franco Patuzzi”, (2004); “Poetica della forma cubo futurista” di Fernanda Pasini (2007); “L’astrazione romantica di Paola Comini”, (2009); “Il primitivismo espressionista di Piero Sempreboni”, ( 2009); “La ricerca del Sacro Gral nell’Astrazione di Decio Carelli”, (2009). Ha creato il Manifesto del Cubofuturismo (2008), la Prefazione critica dell’Enciclopedia dell’Arte Moderna, con i saggi: “La ricerca dell’Arte dell’Assoluto – Il Futurismo e i suoi protagonisti- Le strutture del Reale nella visione del mio cubofuturismo (2008). Nel 1966 a soli 28 anni è nominato Accademico Emerito dell’Accademia Tiberina per meriti artistici: nel 1998 viene nominato Accademico dell’Accademia Cavalcaselle, per meriti artistici. Dal 1997 al 2001 è stato nominato Presidente della Commissione Nazionale della Cultura.
DATI DELLA MOSTRA
“Nuit d’Etoiles. Notte di Stelle. Da Renoir a Tode”, Museo MIIT – Torino.
A cura di Guido Folco
Dal 9 febbraio al 15 marzo 2018. Vernissage: venerdì 9 febbraio 2018, dalle ore 18.
ORARI: da martedì a sabato dalle 15:30 alle 19:30; su appuntamento domenica, lunedì e festivi per visite guidate, gruppi, scolaresche.
IN PREPARAZIONE LABORATORI ARTISTICI CON IL MAESTRO CHE SI TERRANNO IL 15-16 e 17-18 MARZO 2018, ore 10-13 e 14-18 (“Nuit d’ètoiles. l’arte delle Danseuses e l’arte del sogno: dipingere sentimenti ed emozioni”). PRENOTAZIONI E INFORMAZIONI MUSEO MIIT AI NUMERI: 011.8129776 – 334.3135903
MUSEO MIIT
CORSO CAIROLI 4 TORINO
TEL. 011.8129776 – WWW.MUSEOMIIT.IT – INFO@MUSEOMIIT.IT
INGRESSO LIBERO
letto (741) volte