‘GIORGIO RISI: GENIALITÀ E PASSIONE SOTTO LA MOLE
Di Guido Folco –
Il cinema, la pubblicità. Un connubio che sotto la Mole vanta una lunga storia, per non parlare dei suoi protagonisti, primo fra tutti il grande Armando Testa, il genio che ha fatto scuola al mondo intero grazie alla sua creatività. E non è un caso che uno dei suoi allievi, Giorgio Risi, sia diventato oggi il titolare di una delle agenzie di produzione e post produzione pubblicitaria, la Giorgio Risi, appunto (nata la bellezza di 28 anni fa in Lungo Dora Colletta, 95), più famose del Paese. Un luogo che pare anonimo, lontano dalla Torino glamour, dove ogni giorno si lavora sodo per produrre centinaia e centinaia di campagne anche a livello internazionale ma che, una volta spente telecamere ed effetti digitali, si trasforma in un piccolo museo. Qui, juke box anni Sessanta convivono con la Vespa che ricorda “Caro diario” di Nanni Moretti, gli strumenti musicali dialogano con il microfono di Elivis e le Nike di Mike Jordan con il telefono di Steve Jobs. Un luogo in cui l’accesso agli uffici è dato da un lungo corridoio trasformato da Risi, collezionista appassionato, in un mini museo del cinema. E’ qui che il visitatore si può immergere nel fantastico universo delle saghe di “007”, di “Matrix”, di “Fantozzi, di “Indiana Jones” per concludere con “Kill Bill” e la Walk of Fame” riportante il nome di ognuno dei collaboratori dell’agenzia. Frutto della passione e della professionalità di Giorgio Risi (tra l’altro laureato in Architettura) e del suo staff, ogni sezione del percorso è stata realizzata con materiale ricercatissimo, assolutamente originale, come la Katana originale di Hattori Hanzo. Abbiamo incontrato Risi per saperne di più, ecco cosa ci ha raccontato.
Come nasce la passione per il collezionismo e, soprattutto, per il cinema?
“Le mie passioni nascono principalmente dalla curiosità, dal desiderio di approfondire le mie conoscenze. Credo che ognuno di noi da piccolo abbia collezionato qualcosa: dalle figurine ai francobolli, dai modellini alle monete. Poi per alcuni, come per me, per esempio, questa passione evolve dall’amore per la storia, per l’arte, per la cultura, trovando piacere nel possedere pezzi unici che raccontano un vissuto, un desiderio di preservare il passato per renderlo immortale. Per quanto riguarda il cinema invece l’amore nasce in età adolescenziale, da quei sogni sognati che solamente i film possono farti vivere. Il cinema ha un potere immenso, quello di offrirti una finestra su un mondo parallelo che ti permette di poter esplorare nuovi universi, nuovi spazi, nuovi orizzonti”.
Quanto ha impiegato a realizzare il suo “mini museo”?
“Difficile definire un tempo. Ci sono oggetti che possiedo da decenni ed altri da pochi mesi”.
Perché questi film? E perché il nostro Fantozzi fra tanti cult americani?
“In realtà più che da singoli film, siamo partiti da alcune saghe che hanno fatto storia di Hollywood, dalla più longeva e iconica che è quella di James Bond. Iniziata nel 1962 (il mio anno di nascita) con “Dr. No” e che ha prodotto oltre 25 pellicole ufficiali fino al 2021. Siamo poi passati da Matrix, Indiana Jones per arrivare alla straordinaria opera tarantiniana: Kill Bill.
Fantozzi è un tributo personale dovuto al grande Paolo Villaggio, che ritengo un grande attore, scrittore e un vero intellettuale. Poi Fantozzi è il simbolo dell’uomo medio alle prese con le assurdità della vita quotidiana: è uno di noi o meglio uno come tutti noi”.
La sua azienda è curata dal punto di vista scenografico in molti particolari, ha mai pensato di aprirla al pubblico o di realizzare una mostra?
“L’idea ci è balenata, lo confesso. Sarebbe interessante affiancare all’Open House, anche un Open Office, dove le aziende aprono le loro porte al pubblico. Un modo diverso per raccontare un po’ della propria storia”.
A chi si ispira nel mondo dell’arte?
“Certamente a Warhol. Il Pop racchiude in sé idee, prospettive, atteggiamenti e immagini che mi appartengono.
Questa cultura è fortemente influenzata dai media e abbraccia musica, televisione, cinema, moda, arte e chi più ne ha più ne metta. Riflette e modella i gusti del “popolo” definendo tendenze e influenzando la società. Faccio il pubblicitario da trent’anni, non potrebbe essere altrimenti”.
Cosa pensa di Torino sempre più capitale del contemporaneo?
“Torino è una città che ha tutte le carte in regola per essere annoverata tra le migliori città italiane sotto molteplici punti di vista. Credo che si debba intervenire in modo concreto per far sì che la cultura diventi un punto centrale per lo sviluppo economico del territorio”.
Guido Folco
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